venerdì 17 agosto 2012

STEREOTIPO E PREGIUDIZIO

 Talvolta gli immigrati o i rifugiati sono vissuti dal Paese che li accoglie come un peso economico e sociale, mentre molto spesso essi sono in grado di apportare un contributo notevole a chi li ospita.
Qualcuno addirittura, grazie al suo talento, può riuscire ad affermarsi, a ricoprire un ruolo di particolare rilievo e può diventare un elemento importante della società che l'ha accolto, entrando a far parte di quel paese o dell’intera umanità.
Uno dei casi più famosi è quello del genio della fisica Albert Einstein che era un rifugiato costretto a espatriare dalle persecuzioni razziali.  Rifugiati sono stati almeno per un periodo della loro vita lo scrittore Victor Hugo, Giuseppe Garibaldi, lo scienziato Enrico Fermi, il Dalai Lama e molti e molti altri ancora.
L’accoglienza oggi riservata allo straniero non è immune da una conoscenza fatta di stereotipi veicolati da pregiudizi.
Lo “straniero”con la sua situazione di precarietà, fanno riemergere il ricordo e la paura delle perdite di certe sicurezze (la casa, il lavoro, gli affetti familiari) e con essa anche il senso del fallimento, l’immagine infantile di essere disprezzato, indesiderato e non amato, che ciascuno di noi porta nel profondo.
Stereotipo e pregiudizio sono collegati: lo stereotipo può essere definito come la rappresentazione mentale di un pregiudizio; è il nucleo cognitivo del pregiudizio, vale a dire l’insieme degli elementi d'informazione e delle credenze circa una certa categoria di oggetti, rielaborati in un’immagine in grado di sostenere e riprodurre il pregiudizio nei loro confronti.
Le persone o i gruppi si creano un’immagine degli altri, in conformità a inadeguate informazioni, con determinate caratteristiche negative che permetterà di disprezzarli per certe caratteristiche reali, che sono esagerate, ma non inventate(stereotipo). A esse poi sono associate opinioni e sentimenti negativi sostenuti perfino di fronte alla prova del contrario.
Possiamo ritenere che è un errore rapportarci a una persona di un’altra nazionalità senza tener conto delle sue specifiche caratteristiche d'individuo e attribuendogli caratteristiche del gruppo nazionale, ma spesso c’è un’alta probabilità di trovare nell’interlocutore alcuni caratteri tipici della sua nazionalità e perciò lo stereotipo può funzionare, in assenza di altre informazioni, come efficace strumento di previsione e di orientamento nell’azione.
Succede ancora oggi, per esempio, di ascoltare definizioni del tipo “italiano pizza,spaghetti e mandolino” per descrivere l’italiano tipico; quando non si arrivano a semplificazioni ancora più brutali e offensive, quali “italiani tutti mafiosi”.
Questa è un’immagine semplicistica e anacronistica legata al passato e, dove l’isolamento di una caratteristica dell’abitante (quella che diverte o affascina di più) diventa il tutto, vale a dire si estende all’intera popolazione.
Quasi mai lo stereotipo cui facciamo ricorso, per delineare un rom, un marocchino, un indiano, un albanese è considerato corretto e realistico perché riviene da un pregiudizio, ossia un giudizio espresso apriori in assenza di dati sufficienti, privato dell’esperienza.
Riassumendo, potremmo affermare che i principali fattori che determinano l’emergere di stereotipi e pregiudizi sono :

a)- caratteristiche e limiti propri del sistema cognitivo, che ha da un lato la necessità di semplificare la realtà, dall’altro l’esigenza di nutrire attese nei confronti di persone .
b)- Bisogno di appartenenza che spinge a riconoscerci in gruppi dei nostri simili e a nutrire un’avversione apparentemente spontanea verso chi non condivide la nostra cultura.(Angela Baldi)

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